Sabato 23 settembre 2023, nell’ambito della XII Edizione del Festival per la Legalità a Terlizzi (Ba), l’associazione É Fatto Giorno APS ha avuto l’onore di ospitare la Fondazione Don Lorenzo Milani per un incontro con la cittadinanza dal titolo “100 Anni di Educazione all’accoglienza”, insieme al Vice Presidente della stessa Fondazione Dott. Lauro Seriacopi ed alla presenza del Dott. Francesco Messina, Consigliere della Corte d’Appello di Lecce. La comunità terlizzese ha potuto celebrare il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani in un’ottica trasversale, confrontandosi sul diritto fondamentale all’istruzione. Con l’incontro si è cercato di ricostruire la vita di Don Milani con un taglio maggiormente istituzionale ed educativo, coniugando spunti di chi quotidianamente diffonde il messaggio dei suoi insegnamenti e visioni giuridiche. D’ispirazione invece l’intervento ovvero l’impegno di Adriana Latti, tutor del progetto sCOOLFOOD promosso da Fondazione Vincenzo Casillo. Grazie ai graditissimi ospiti è stata proposta un’analisi a tutto tondo, volta a proporre il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale sotto molteplici lenti d’ingrandimento.
La sessione settembrina del “Festival per la legalità”, giunto alla dodicesima edizione e rientrante nel cartellone dell’estate terlizzese, continua a concentrarsi sulla figura di Don Lorenzo Milani con un apposito convegno all’interno della Pinacoteca Michele de Napoli, in Corso Dante n. 6.
Il secondo focus sul progetto educativo del sacerdote e pedagogo sarà, infatti, sviscerato domani, sabato 23 settembre, a partire dalle ore 18.30. “Don Milani, 100 anni di Educazione all’Accoglienza” è, difatti, il nome assegnato all’evento, cui prenderanno parte ospiti dalla riconosciuta sensibilità: Lauro Seriacopi, vicepresidente della Fondazione Don Lorenzo Milani – Barbiana, il giudice Francesco Messina, Consigliere alla Corte d’Appello di Lecce, Adriana Latti, Tutor del progetto sCOOLFOOD di Fondazione Vincenzo CasilloFondazione Vincenzo Casillo. Modererà la già Assessora alla cultura, Ornella Rutigliani, docente.
Sono, quindi, due gli appuntamenti dedicati al presbitero, dimodoché la comunità terlizzese possa celebrare il centenario della sua nascita in un’ottica trasversale, confrontandosi sul diritto fondamentale all’istruzione e alla frequenza scolastica. Con l’incontro di questo weekend si cercherà di ricostruire la vita di Don Milani con un taglio maggiormente istituzionali ed educativi, coniugando spunti di chi quotidianamente diffonde il messaggio dei suoi insegnamenti e visioni giuridiche.
Un’analisi a tutto tondo, volta a proporre il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale sotto molteplici lenti d’ingrandimento. Sabato scorso, 16 settembre, la biscegliese CompagniAurea di Francesco Sinigaglia – APS ha offerto al pubblico presente nello spazio di Alle SERRE la conoscenza di Don Milani attraverso un’apprezzata chiave teatrale, facendo leva sugli aspetti più emozionali.
Il giovane regista Francesco Sinigaglia ha diretto un affiatato e preparato trio al femminile: le letture espressive di brani estratti da “Lettera a una professoressa”, interpretati con la giusta attenzione da Ilaria di Benedetto, alcune canzoni cult della storia italiana eseguite da una talentuosa diciannovenne Giorgia Tarantino e la conduzione professionale di Maria Grazia Baldini si sono rivelate una formula adatta per trasmettere al parterre l’opera di Don Milani.
Le parole in prosa e i versi in musica accuratamente selezionati hanno valorizzato quanto sia importante per un docente formatore prendersi cura dei suoi allievi, da considerarsi non come meri contenitori da riempire di nozioni, bensì come persone con proprie fragilità, ciascuna portatrice di una storia interessante da raccontare.
«Non siamo voti in pagella, non siamo numeri, non siamo soltanto promozioni», è uno dei messaggi tratti dall’impegno di Don Milani, «I picchi cambiano: si sbaglia e si cade, ci si rialza e si cresce».
L’iniziativa, che appartiene alla rassegna “Da Barbiana alla giustizia riparativa”, è promossa con il patrocinio del Comune di Terlizzi e di Fondazione Vincenzo Casillo, nonché la partecipazione di Fondazione Don Lorenzo Milani. È, inoltre, parte del progetto “Leggere i Diritti – XII edizione Festival per la legalità”, organizzato dall’associazione “È fatto giorno aps” e realizzato con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
Sabato 16 settembre abbiamo ospitato la CompagniAurea di Francesco Sinigaglia – APS di Bisceglie, nel successo della rappresentazione teatrale dal titolo “A don Milani”, in una dedica al sacerdote, scrittore e insegnante, prodigatosi per la valorizzazione della dimensione della parola in materia di educazione.
La giornalista è stata ospite della nostra associazione a marzo 2023, appunto per presentare il suo scritto, una storia delle donne italiane nella Resistenza. A lei vanno le nostre congratulazioni per questo importante riconoscimento.
“Sono stata travolta da questo libro come un fiume. Ho la sensazione che queste donne mi abbiano portato a spalla fino qui, su questo palco. Vorrei dedicare questo premio prima di tutto alla memoria di queste donne straordinarie che hanno combattuto e non si sono girate dall’altra parte in un momento terribile”. Lo ha detto Benedetta Tobagi emozionatissima vincitrice del Premio Campiello 2023. “lo dedico – ha aggiunto – a tutte le altre persone che resistono in Italia, nel mondo, nei contesti di lavoro e che cercano di far sentire la propria voce per se stesse e le altre donne” ha aggiunto la scrittrice.
Si avvia domani, sabato 16 settembre, la seconda parte della dodicesima edizione del “Festival per la legalità”, dedicando il primo dei tre appuntamenti alla figura di Don Milani, sacerdote, scrittore, insegnante e pedagogista prodigatosi per la valorizzazione della dimensione della parola in materia di educazione.
“A Don Milani” è, infatti, il tributo che sarà messo in scena dalla CompagniAurea con la regia di Francesco Sinigaglia. La performance vedrà impegnate Maria Grazia Baldini alla conduzione, Ilaria di Benedetto in veste di lettrice e Giorgia Tarantino come cantante. Saranno alternati letture ad alta voce e canti, così da ripercorrere con un taglio teatrale l’intera vita del presbitero.
«Don Milani insegnava ai suoi ragazzi a prendersi cura del mondo, evidenziando che solo insieme si esce dai problemi», dichiara il gruppo di artisti che sottolinea il valore dell’altruismo nel tendere una mano al prossimo, «“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio”, soleva affermare lo stesso Don Milani».
L’evento, a ingresso gratuito, si terrà in Contrada Parco, all’interno dello spazio campestre di “Alle S.E.R.R.E.” a partire dalle ore 19. Porterà i suoi saluti Daniela Zappatore, Assessora alla cultura di Terlizzi. Sarà presente anche Marina Santeramo, titolare della libreria “Le città invisibili”, per illustrare un ventaglio di volumi aderenti alle tematiche sviscerate.
L’iniziativa, che rientra nel cartellone “Da Barbiana alla giustizia riparativa”, è promossa con il patrocinio del Comune di Terlizzi e di Fondazione Vincenzo Casillo, la partecipazione di Fondazione Don Lorenzo Milani, la collaborazione della Cooperativa Zorba e la libreria suddetta. È, inoltre, parte del progetto “Leggere i Diritti – XII edizione Festival per la legalità”, organizzato dall’associazione “È fatto giorno aps” e realizzato con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
Prosegue la XII edizione del “Festival per la legalità” con la tranche settembrina che fa seguito ai quattro incontri dello scorso giugno. “Da Barbiana alla giustizia riparativa” è il tema conduttore degli ulteriori tre appuntamenti del mese in corso, i quali si focalizzeranno sul valore dell’istruzione e sulla pena detentiva da espiare all’interno del carcere.
L’associazione “È fatto giorno aps” si è, così, prodigata con l’organizzazione di ben sette serate culturali che rientrano nel cartellone dell’estate terlizzese, offrendo alla cittadinanza l’approfondimento di figure emblematiche che si sono votate alla cura della società. Non solo convegni, ma anche teatro, affinché il pubblico possa apprezzare la portata degli argomenti scelti attraverso diverse prospettive.
A cento anni dalla sua nascita, sarà realizzato un corposo tributo alla persona di Don Lorenzo Milani, il quale, nel corso del Novecento, è stato promotore dell’educazione dei giovani appartenenti ai ceti più disagiati, con un metodo considerato innovativo e radicale.
Si comincia, infatti, sabato 16 settembre, a partire dalle ore 19, all’interno dello spazio “Alle S.E.R.R.E.” in Contrada Parco. “A Don Milani” è la dedica al sacerdote che sarà estrinsecata con un format teatrale. Il parterre ascolterà delle letture ad alta voce grazie all’intervento artistico della CompagniAurea sotto la regia di Francesco Sinigaglia: andranno in scena Maria Grazia Baldini alla conduzione, Ilaria di Benedetto in veste di lettrice e Giorgia Tarantino come cantante. Porterà i suoi saluti Daniela Zappatore, Assessora alla cultura di Terlizzi. Sarà presente anche Marina Santeramo, titolare della libreria “Le città invisibili”, per illustrare un ventaglio di volumi aderenti alle tematiche sviscerate.
Il secondo focus sul progetto educativo del presbitero e docente sarà analizzato in un convegno apposito sabato 23 settembre, all’interno della pinacoteca “Michele De Napoli”, in Corso Dante n. 6. Dalle ore 18.30, ci si concentrerà su “Don Milani, 100 anni di Educazione e Accoglienza”. Saranno ospiti Lauro Seriacopi, vicepresidente della fondazione Don Lorenzo Milani, e il giudice Francesco Messina, Consigliere alla Corte d’Appello di Lecce. Modererà la già Assessora alla cultura Ornella Rutigliani, docente.
Parlami dentro. Oltre il carcere: lettere di (r)esistenza
Da ultimo, un nuovo momento artistico è previsto per venerdì 29 settembre con un orizzonte sulla reclusione negli istituti penitenziari. Dalle ore 19, nell’area di “Alle S.E.R.R.E.” in Contrada Parco, si terrà la presentazione di “PARLAMI DENTRO. Oltre il carcere. Lettere di (R)esistenza”, edizioni la meridiana. Ai saluti di Cardenia Casillo, presidente della Fondazione Vincenzo Casillo e Tommaso Parisi referente progetto “EDURADIO&TV-TRANI”, progetto di É Fatto Giorno APS in collaborazione con “Liberi dentro Eduradio&TV Bologna” e sostenuto dall’Ufficio del Garante dei Detenuti della Regione Puglia. Ospite Marilù Ardillo, ideatrice e curatrice del libro di Edizioni la Meridiana. L’attore Michele Altamura interpreterà ad alta voce alcuni estratti del volume. Anche in questa occasione sarà proposta un “carosello” di titoli e letture dedicate al tema, a cura di Gabriele Torchetti della Libreria “Un Panda sulla Luna”.
L’iniziativa è promossa con il patrocinio del Comune di Terlizzi e Fondazione Vincenzo Casillo, la partecipazione di Fondazione Don Lorenzo Milani, e la collaborazione della Cooperativa Zorba e le librerie già menzionate nel programma. L’iniziativa è parte del progetto “Leggere i Diritti – XII Festival per la Legalità” realizzato con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
L’associazione “È fatto giorno aps” dedica l’ultimo saluto al professor Domenico De Masi, scomparso alla venerabile età di ottantacinque anni nella giornata di sabato 9 settembre. L’importante sociologo è stato un graditissimo ospite durante l’XI edizione del “Festival per la legalità”, quando il 18 ottobre 2022, all’interno di una gremita pinacoteca De Napoli, ha relazionato sul suo saggio “La felicità negata”. Si ricorda con estremo piacere la corposa dissertazione, una vera e propria «lectio magistralis» sulle trasformazioni della società. Accogliamo l’idea alla base del suo pensiero: dedicarsi alla cultura è uno dei rimedi salvifici per rendere le proprie giornate dense di contenuto nelle ore in cui non si è impegnati con le mansioni lavorative.
«Bisogna attivare la scelta, nel senso di scegliere da che parte stare» è la frase chiave del quarto incontro della dodicesima edizione del “Festival per la legalità” che lo scorso mercoledì, 28 giugno, ha visto interfacciarsi col pubblico due testimoni di legalità, di origine siciliana, fra i più scortati d’Italia: Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, e il giornalista d’inchiesta Paolo Borrometi. Ogni giorno fanno i conti col mettere a rischio la propria vita pur di contrastare a voce alta la mafia: nonostante gli attentati dai quali sono miracolosamente usciti indenni, affermano in maniera assertiva che «Noi non rallentiamo i nostri movimenti. Continuiamo a girare. Raccontiamo chi sono loro e chi siamo noi, non lasciandoci terrorizzare dal fare nomi e cognomi».
La missione di Antoci e Borrometi è quella di gettare semi di speranza, affinché possano crescere radici in un terreno di valori. «La mafia si batte con i valori e non soltanto con le manette». Centrale il sentimento di paura che appare quale altra faccia della medaglia del coraggio: Antoci e Borrometi condividono telefonate notturne in cui piangono, poiché si sentono reciprocamente accolti e capiti quando le intimidazioni si fanno feroci.
Borrometi spiega che ci sono tre modi per annientare l’esistenza di un uomo: attraverso le minacce, isolandolo con le diffamazioni e uccidendolo fisicamente. Se la morte fisica, però, avviene soltanto una volta, al contrario quella del proprio “io interiore” accompagna in ogni istante. «Un altro modo per morire è guardarsi allo specchio e sentirsi sporco. Il perno ruota intorno al “cosa vuoi fare di te stesso”», chiosa Antoci che con decisione asserisce che «Chi fa l’amministratore lo deve fare con la schiena dritta».
Per quanto siano importanti per il loro denso valore simbolico, le commemorazioni vanno supportate da azioni concrete grazie a valide normative. Il “Protocollo di legalità Antoci” ha valenza nazionale, poiché è stato inserito nel Codice Antimafia: la stesura del testo legislativo è costata cara ad Antoci, che ha visto sottoporre pure le sue figlie a importanti misure di sicurezza a tutela della loro integrità.
«La vera rivoluzione sta nel metterci la faccia, persino nell’estremo sacrificio», osserva Borrometi che, tuttavia, retoricamente chiede, «In questo Paese per fare il proprio dovere, bisogna per forza correre il rischio di venire ammazzati?». Si rende necessario, dunque, addestrarsi a «una coscienza che lotta». Le vittime dei morti di mafia sono assetate di verità e non di vendetta: vogliono comprendere gli oscuri meccanismi che hanno depistato dal giungere a risposte certe e incontrovertibili.
La vivace e combattiva verve di Antoci e Borrometi ha catalizzato l’attenzione del pubblico: è dirimente godere di «credibilità», cosicché anche l’uditorio possa maturare dentro di sé la consapevolezza di dover contribuire allo smascheramento dei sistemi anti-Stato e al miglioramento della società. «Se perdiamo pezzi di Paese, li regaliamo a loro. Facciamo parte di una grande squadra che è lo Stato».
Il dialogo è stato ulteriormente arricchito dall’intervento di Don Ciro Miele, teologo e giornalista, che si definisce un «prete volutamente fuori dalle righe». La sua dissertazione, effettivamente, è stata connotata da tratti innovativi: obiettività e spirito critico hanno colto aspetti delle condotte del clero non sempre in sintonia con i principi sbandierati.
«Occorre chiedere perdono per i peccati di omertà commessi dalla Chiesa. Talvolta il potere religioso ha utilizzato la paura per indurre alla sottomissione», evidenzia senza timore Don Ciro che annovera anche un’esperienza accademica come docente di teologia fondamentale ed ecumenismo.
Per Don Ciro diventa una prerogativa «riscoprire la bellezza dell’uomo e innamorarsi dell’umanità nella normalità della vita». Egli, peraltro, si sente «meno mosca bianca» grazie all’unica figura che, ad oggi, parrebbe essere quella più rivoluzionaria, Papa Francesco.
Si concluderà mercoledì prossimo, 28 giugno, la XII edizione del “Festival per la legalità” con il quarto appuntamento dedicato ad “Amministratori sotto assedio”: ci si focalizzerà sulla crescente preoccupazione nei confronti delle istituzioni pubbliche che talvolta subiscono incursioni dalla criminalità organizzata.
L’associazione terlizzese “È fatto giorno aps” ha organizzato per il pubblico un incontro di alto taglio culturale attraverso l’analisi di questioni estremamente attuali. Nella sala conferenze della pinacoteca “Michele de Napoli” saranno ospiti figure di spessore che quotidianamente affrontano a testa alta le brutture mafiose, non lasciandosi intimidire da minacce o attentati perpetrati ai loro danni.
Il cuore pulsante per la legalità appartiene, innanzitutto, a Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, e autore del libro, insieme al giornalista Nuccio Anselmo, “La mafia dei pascoli. La grande truffa all’Europa e l’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi” (ed. Rubbettino). Con coraggio e determinazione, ha contrastato col supporto delle istituzioni le organizzazioni criminali che, con metodi apparentemente legali, sfruttavano a proprio vantaggio le leggi agricole e i contributi dell’Unione Europea, appropriandosi così di numerosi ettari di terreno. Con l’ausilio di specialisti, Antoci ha steso il “Protocollo di legalità”, confluito poi nel nuovo Codice Antimafia, volto a impedire, tra gli altri aspetti, l’uso di false autocertificazioni antimafia.
Non si sono fatte attendere le ritorsioni da parte dei clan che hanno comportato per Antoci la necessità di vivere sotto scorta. Le misure di protezione si sono rivelate necessarie anche per Paolo Borrometi, giornalista d’inchiesta e scrittore. Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2023, “Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana” (ed. Solferino), si può definire “amaro e coraggioso”, poiché si concentra sulle verità nascoste, i depistaggi e le connessioni tra la malavita e alcuni settori dello Stato italiano: dallo sbarco in Sicilia nel 1943 fino ai tempi moderni, con particolare attenzione al boss Matteo Messina Denaro, arrestato dai Carabinieri del Ros lo scorso marzo dopo trent’anni anni di latitanza.
Don Ciro Miele, infine, teologo e giornalista, condividerà la sua esperienza di ventotto anni di sacerdozio, discutendo del ruolo dell’etica e della morale nel contrastare l’influenza della mafia e della corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Attualmente opera a Caselvecchio, un paese di quasi duemila abitanti nell’entroterra foggiano.
L’evento, che comincerà dalle ore 19, sarà moderato dalla giornalista Cinzia Urbano.
L’iniziativa è stata promossa con il patrocinio sia del Comune di Terlizzi sia della Fondazione Vincenzo Casillo e realizzata con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
Nel doppio anniversario del centenario della sua nascita e del settantesimo anno della sua morte, la XII edizione del “Festival per la legalità” ha omaggiato con due eventi tra loro complementari la breve e intensa esistenza di Rocco Scotellaro, «mentore» dell’associazione “È fatto giorno aps”.
Il convegno in pinacoteca “Michele de Napoli” e la performance teatrale nella campagna “Alle S.E.R.R.E.” della cooperativa sociale Zorba hanno approfondito a tutto tondo la figura di un giovane uomo originario di Tricarico, piccolo paese della Basilicata, che condensava al proprio interno la figura dell’intellettuale, del politico e del letterato.
La due giorni scotellariana ha attratto nella platea curiosi e personalità di rilievo, giunti anche dall’hinterland di Ruvo, Andria, Bisceglie e Trani. Una sorta di «festa civile», dunque, con una immersione totale nelle attività e nei pensieri di Scotellaro che hanno consentito di apprezzarne gli alti valori e di catturarne lo stato di umiliazione che ha dovuto affrontare.
Marco Gatto, ricercatore di filologia all’università della Calabria, e Alessandra Pigliaru, giornalista de “Il Manifesto”, nella serata di sabato 17 giugno, hanno tentato di «ripoliticizzare» la persona di Scotellaro, ossia «ristoricizzarla», emancipandolo dall’icona del mero poeta-contadino per restituire la sua militanza in tutta la sua complessità. La ricostruzione della vita di Scotellaro ha subito negli anni alti e bassi, a momenti di studio sono seguiti periodi di oblio. Ad oggi, invece, attraverso visite nei diversi archivi italiani, ci si sta spendendo per un lavoro di sistematizzazione degli scritti ancora inediti e della numerosa corrispondenza con emblemi del Novecento.
Nato nel 1923 da Francesca Armento, scrivana e sarta, e Vincenzo Scotellaro, calzolaio, Rocco ha frequentato tre licei classici, a Matera, a Potenza, e a Trento. A vent’anni ha scritto il suo primo romanzo breve, “Uno si distrae al bivio”, mostrando tecniche di scrittura del modernismo europeo che aspiravano a dotarsi di una propria autonomia. A soli ventitré anni, nel 1946, Rocco da candidato del partito socialista di unità proletaria ha vinto le elezioni amministrative, così da indossare la fascia tricolore di Sindaco di Tricarico.
Con una comunicazione efficace ed efficiente, Marco Gatto, alla prima presentazione del suo saggio a Terlizzi – “Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta” (Carocci editore) – ha sottolineato come sia necessario scindere la vita di Scotellaro in due tronconi. Il primo è quello che precede la sua vita da amministratore tricaricese: il giovane Rocco si è formato negli anni del fascismo, avvicinandosi agli ideali delle strategie della Resistenza. Ad appena vent’anni era già un intelletttuale compiuto: quando nel 1942 è tornato a Tricarico dopo aver studiato fuori la Basilicata, segnato pure dalla scomparsa del padre, ha deciso di istituire un rapporto con le classi meno abbienti, accorciando la forbice tra il suo essere colto e le fasce disagiate, senza però incorrere nel populismo.
Scotellaro non è stato affatto uno sprovveduto, ma si è rivelato consapevole delle sue scelte che lo hanno condotto a interloquire con i poveri, gli oppressi e i contadini. «Gli intellettuali devono sedere al tavolo della storia, devono dare un contributo senza paternalismi. Anche le masse popolari hanno una loro cultura: gli intellettuali devono avere il ruolo di mediatori, permettendo l’ingresso dei contadini nella storia», è la riflessione di Gatto, il quale esalta in maniera obiettiva la capacità di ascolto di Scotellaro, la sua comprensione del fatto che ogni contadino è diverso dall’altro, «Il mondo contadino non è un blocco marmoreo, ma è una somma di identità. La risoluzione dei suoi problemi necessita di dedizione e non solamente di categorie poetiche».
Scotellaro si è cimentato in vere e proprie inchieste, volte alla comprensione dei luoghi che, a loro volta, sono diventati presupposti di autoverifica. «Stare dalla parte dei vinti. Le rivoluzioni si fanno per i morti. Rocco ha tentato di ricomporre l’estrema differenza geografica e fisica, distinguendo peraltro tra questione dei contadini e questione bracciantile».
Il secondo troncone della vita di Scotellaro è quello che va dal 1946 in poi, dal suo essere Sindaco, al carcere fino alla morte. Come primo cittadino, Rocco ha realizzato principalmente tre aspetti del suo programma politico: puntare all’alfabetizzazione radicale di tutti gli abitanti di Tricarico, istituire un consiglio di quartiere e preoccuparsi della sanità pubblica con la costruzione di un ospedale civile. Nel dopoguerra, infatti, si moriva sopratutto di malaria e tubercolosi e il nosocomio più vicino si trovava a Matera, a circa settanta chilometri.
Per la sua ottima conoscenza del greco, Scotellaro era soprannominato «il grecista di Tricarico». La massa popolare riconosceva in lui una personalità culturalmente elevata, ma non per questo il dialogo era negato. Scotellaro è riuscito a superare il luogo comune per cui l’intellettuale si circoscrive a una dimensione astratta che poco ha a che fare con la realtà concreta.
Nella quotidianità di Scotellaro è centrale il ruolo della mamma Francesca Armento con la quale si era instaurato un rapporto a tratti conflittuale. È stata una donna forte e acculturata rispetto al suo ambiente di estrazione: da scrivana, scriveva con altruismo per gli altri, cioè per far comunicare i compaesani con i cari partiti in guerra o i lavoratori nelle miniere. Lo stretto legame tra madre e figlio è stato ben sviscerato nello spettacolo teatrale “Rocco Scotellaro – Sulla mia terrazza il cielo era immenso”: titolo estratto dal romanzo di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”.
La pièce è stata già portata in scena anche ad agosto 2022 ad Aliano, nei pressi della casa di Levi, durante una delle giornate del “Festival della paesologia” del poeta Franco Arminio. «Attraverso la performance di Fracesco Siliberto, nelle vesti di Rocco Scotellaro, e di Roberta Marini, nei panni della madre Francesca Armento, abbiamo cercato di rimettere al centro dell’attenzione la questione meriodinale, in modo da attualizzare le tematiche e ambire al riscatto del Sud», commenta Diego A. Dantes che si è occupato della stesura dei testi sotto la regia di Antonio Duma.
Per trasmettere lo spirito coraggioso di Rocco e il dolore inaffievolibile della madre per aver perso il figlio a soli trent’anni, sono stati letti in fase di preparazione una ventina di libri, da cui si è evinta una corposa produzione nella letteratura, inchiesta, saggistica e diaristica. «Rocco era buono, bravo, caritatevole. Tutto il popolo l’ha pianto. Lui è andato a godere l’altro mondo», è uno stralcio del soliloquio dell’attrice nell’interpretare Francesca Armento.
Dopo aver patito quarantacinque giorni di carcere per i reati di truffa, corruzione e associazione a delinquere, Rocco Scotellaro è stato assolto con formula piena per l’infondatezza dei capi d’accusa. Anche nella sua relazione con i detenuti, ha svolto il ruolo di «mediatore», cogliendo a pieno l’umanità che si cela dietro ogni misfatto. La detenzione ha segnato la vita di Rocco: si è allontanato dalla vita politica, non rinunciando però all’essere solidale verso chi viene abbandonato nelle retrovie.
Stroncato da un infarto, Scotellaro non ha potuto portare a termine le sue opere di scrittura, non riuscendo nemmeno a esprimere tutto il restante potenziale che aveva da offrire. Ad oggi, lo si ricorda anche per aver reinterpretato il tema della «subalternità del Meridione». Lo evidenzia Pasquale Vitagliano, presidente di “È fatto giorno aps”, «L’insegnamento è riscoprire l’identità meridionale, con l’auspicio di uscire dal provincialismo e dal sentirsi subalterni. Noi del Meridione possiamo fare rete».
Un omaggio è stato rivolto da Lina Scotellaro, nipote di Rocco, che è intervenuta con una telefonata nel corso del Festival. «Capiterà l’occasione di venire a Terlizzi per salutare tutti gli amici che si ispirano a mio zio. Mia nonna Francesca è stata una donna meravigliosa: grazie a lei siamo cresciuti con le idee di zio Rocco che sono tuttora attuali. L’abbiamo sempre ricordato come “una grande pulce rossa”, per il colore dei suoi capelli».