«L’uomo al centro»: il messaggio del secondo appuntamento del Festival per la legalità

«L’uomo al centro» è il messaggio chiave emerso nel corso del secondo appuntamento del Festival per la legalità 2021 lo scorso venerdì 10 settembre. Sei relatori qualificati e dai background differenti hanno spaziato notevolmente in un paio d’ore di dibattito dai crimini ambientali al finalismo rieducativo della pena volto alla possibile reimmissione nel contesto sociale dei detenuti.

Un tributo al valore della persona e ai suoi diritti inviolabili che ha trovato consacrazione nelle testimonianze ecclesiastiche, politiche, giornalistiche e pedagogistiche. «La custodia dell’ambiente è strettamente interconnessa con la riscoperta dell’umanità e del senso di fraternità», chiosa Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, nonché vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, sostenendo che «la Chiesa non può tacere dinanzi agli scempi ambientali, ma al contrario deve dare atto della sua capacità di azione in maniera capillare».

«È importante che qualcuno martelli questi signori in maniera costante così da non lasciare loro vita facile», commenta da buon professionista Pino Ciociola, giornalista di Avvenire. Di certo risulta difficile tagliare di netto gli affari loschi, eppure stare alle calcagna con inchieste e divulgazione di informazioni, spiattellando almeno il marciume tracciabile, aiuta i cittadini ad acquisire maggiore consapevolezza e le autorità a intervenire in maniera consona.

La salvaguardia del creato è compito di ciascun cittadino. Occorre «mettere insieme il bene personale con il bene comune e fiorire in qualsiasi luogo ci troviamo», sono le parole di don Maurizio Patriciello, personalità istrionica che ha conquistato la scena del Chiostro delle Clarisse con la sua verve frizzantina e avvolgente.

Patriciello svolge la sua missione cristiana a Caivano, cittadina in provincia di Napoli, in cui le vite spezzate si contano a bizzeffe sia per le malattie oncologiche diffusissime sia per l’irresponsabilità di numerosi giovani che auto-sabotano la propria esistenza. «Tuttavia siamo condannati a sperare», ironizza il parroco che con solerzia, attraverso la sua attività quotidiana, aiuta centinaia di persone a tirare avanti.

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